Il Sole 24 Ore dedica un articolo sulla situazione della Sharing Economy in Italia prendendo spunto dai dati forniti dalla ricerca di Collaboriamo.org e PhdMedia del 2014.
Secondo i dati in Italia sono attive ben 140 piattaforme che, sebbene con un poco di ritardo rispetto alle più blasonate piattaforme internazionali come Blablacar od Uber, stanno contribuendo a costruire un modello di business stimato a livello globale, da qui al 2025, in ben 335 miliardi di dollari.
La maggior parte di queste per ora ha un utenza abbastanza contenuta ma, scrive il Sole 24 Ore “nonostante l’offerta rimanga di gran lunga superiore alla domanda – il 68% delle piattaforme non superano i 5mila utenti – alcuni servizi collaborativi stanno raggiungendo risultati interessati: Sardex.net, piattaforma di scambio di beni B2B, nel 2013 ha raggiunto un volume d’affari pari a 24 milioni di euro; Fubles, per l’organizzazione di partite di calcetto, conta una community di 430mila e più di 115mila partite giocate; Gnammo, che permette a cuochi non professionisti di preparare cene per privati cittadini, ha raggiunto 20mila utenti così come Timerepublik, banca del tempo digitale e Reoose, piattaforma di baratto.”
Il Sole 24 Ore sottolinea anche come sempre più grossi brand stringono partneship con aziende del settore, evidenziando un trend positivo che, se affiancato da ulteriori investimenti in infrastrutture e cultura digitale, non può far altro che crescere ancora arrivando ad esprimere tutto il proprio potenziale, con tutto ciò che ne consegue in termini di ricchezza per il Paese.
Ecco perchè è importante che l’Italia sviluppi al meglio quella cultura digitale che, in questi tempi moderni, è fonte di ricchezza, lavoro e benessere e può risollevare le sorti di una nazione che si è ritrovata, di punto in bianco, a non poter più contare solo su un industria in difficoltà.
Il futuro è già qui e gli italiani, come sempre hanno dimostrato nei secoli, non mancano certo di quel genio e di quella creatività tanto apprezzate all’estero; forse, dovremmo semplicemente evitare di dimenticarcelo: e magari, perchè no, unirci e lavorare assieme affinchè l’Italia si distingua e cresca sfruttando in patria le proprie eccellenze.