Duncan McCann, ricercatore presso la New Economy Foundation, in un interessante articolo su Opendemocracy parla della moneta e della sua funzionalità chiedendosi se in questo periodo storico essa non stia perdendo più che mai la sua ragion d’essere, la sua funzionalità prettamente “sociale”, quella che oramai tutti definiscono “economia reale”.
“Vivere una buona vita è più che semplice sopravvivenza,” esordisce Duncan,” è fiorire: avere la possibilità di esercitare le capacità che ci rendono pienamente umani – come la capacità di amare e di godersi la vita romantica od in famiglia, la capacità di prendere parte alla cultura attraverso la musica o le arti.
Avere il tempo per rilassarsi, impegnarsi nel tempo libero e, se uno lo desidera, pensare a tutte le cose che condurre una buona vita comporta veramente.
Che dire quindi del ruolo che oggi il denaro svolge nel generare benessere e felicità?”
Duncan compie una lunga disamina circa il nostro sistema monetario attuale sottolineandone le criticità sopratutto per quanto riguarda i flussi che dovrebbero riversarsi all’interno dell’economia reale, anzichè continuare una partita di giro prettamente finanziaria e conveniente, a suo avviso, solo a pochi e non alle comunità che sono, e dovrebbero rimanere, i veri attori senza cui il denaro perde la sua funzione originaria.
“Perché la mancanza di denaro è un impedimento alle attività necessarie quando le risorse e la manodopera sono disponibili?” si chiede ancora citando Michael Linton – fondatore del sistema di valuta alternativa Local Exchange Trading – che nel 1970 dichiarò:
“Non vi è alcuna buona ragione perchè una comunità si ritrovi senza soldi.
Essere a corto di soldi quando c’è richiesta di lavoro è come non avere abbastanza pollici per costruire una casa.
Abbiamo i materiali, gli strumenti, lo spazio, il tempo, le competenze e l’intento di costruire … ma non abbiamo i pollici oggi?
Perché essere a corto di centimetri?
Perché essere a corto di soldi? ”
Duncan, che nella sua analisi non fa mistero delle sue grandi perplessità riguardo al sistema monetario attuale apre però un velo di speranza.
“C’è una comunità sempre crescente di persone che lavorano sulla riforma di un sistema monetario che è diventato disfunzionale e non funge più al suo scopo primario.
Anche se questo è un settore di vitale importanza, le innovazioni più interessanti circa i sistemi monetari non si verificano a livello nazionale, ma in comunità di tutto il mondo.
In Sardegna, Italia, c’è una nuova moneta, il Sardex, che sta contribuendo a rigenerare le imprese locali di piccole e medie imprese della regione, senza bisogno di indebitarsi ulteriormente. Sardex.net è un sistema di compensazione.
Lanciato nel 2009, utilizza il Sardex come valuta complementare per le transazioni.
Questo è un esempio di commercio dove le imprese all’interno della rete possono scambiarsi beni e servizi fra loro senza utilizzare l’euro. In questo sistema ogni azienda iscritta determina, su base annua, la quantità di beni o servizi che vuole mettere a disposizione della rete di scambio.
Quando hanno bisogno di beni o servizi, le imprese possono dialogare direttamente fra loro tramite il mercato on-line o discutere le opportunità commerciali con un broker.
Dopo che una transazione ha avuto luogo, il conto online del venditore riceve il Sardex corrispondente a ciò che è stato concordato con l’acquirente del bene o del servizio scambiati.
L’obiettivo principale del sistema monetario è di rivitalizzare l’economia locale durante la crisi finanziaria.
Sardex.net è stato introdotto come un mezzo per facilitare le transazioni economiche e creare nuove opportunità economiche fra imprese locali che sono stati pesantemente colpite dalla crisi finanziaria.
In pratica offre nuovi modi per aumentare il giro d’affari così come per risparmiare euro.
Un vivace settore imprenditoriale locale è di vitale importanza, perché senza di essa arriva una economia stagnante, la disoccupazione e la mancanza di un reddito disponibile da spendere.
Ciò è particolarmente vero per le piccole e medie imprese in quanto rappresentano la maggior parte del lavoro e dell’attività economica nella maggior parte dei paesi e delle regioni.”