Liberex e tutte le monete sul modello Sardex, l’analisi di Luca Fantacci

Il docente della Bocconi, intervistato dal Corriere Imprese, sottolinea il ruolo di stimolo svolto dalle monete complementari sorte in dieci regioni italiane, tra cui l’Emilia-Romagna, che si rifanno all’esperienza sarda.

Liberex? Uno strumento che aiuta la ripresa economica. Luca Fantacci, docente di Storia Economica all’università Bocconi ed esperto di storia dei sistemi monetari e finanziari, interviene così sulle colonne di Corriere Imprese, supplemento settimanale del Corriere della Sera. Fantacci, intervistato di recente da Dino Collazzo, ha evidenziato il ruolo sociale, ancor prima che economico, della moneta complementare sorta in Emilia-Romagna a fine 2014 sulla scorta dell’esperienza di Sardex, il Circuito di moneta complementare nato in Sardegna nel 2010 e che – attualmente – conta più di 3 mila 300 imprese aderenti nella sola isola.

Il modello è al momento replicato in altre dieci regioni italiane, compresa l’Emilia Romagna, dove sono oltre 150 gli imprenditori che stanno all’interno della rete. Ogni azienda che entra a far parte del Circuito ha un proprio conto corrente espresso proprio in Liberex e può acquistare e vendere beni e servizi con gli altri aderenti, senza usare euro ma impiegando per l’appunto crediti. Lo scopo è rafforzare l’economia locale attraverso il sostegno reciproco, la fiducia, la mutualità, valori che permettono di finanziarsi reciprocamente a tasso zero. Le operazioni concluse sinora ammontano a un valore di circa un milione di euro equivalente ( un credito Liberex vale un euro).

Una visione dell’economia differente, che punta a rivitalizzare i territori, dando la possibilità alle PMI di sfruttare il loro potenziale inespresso. Ad oggi sono oltre 7 mila quelle coinvolte in tutta Italia che, nel 2016, si scambieranno beni e servizi tra loro per un valore di oltre 100 milioni di euro equivalenti.

Liberex è – secondo il docente – una moneta che può stimolare la ripresa dell’economia «perché va ad agire su due dei problemi su cui si è innervata la crisi economica: l’accesso al credito e la possibilità per le aziende di trovare un mercato per i proprio prodotti. Nella misura in cui una moneta complementare riesce a fare questo può aiutare ad alleviare questa situazione di difficoltà per le imprese».

Uno strumento che non entra affatto in competizione o, peggio, in conflitto, con l’euro ma «una valuta che si affianca all’euro e si usa all’interno di un sistema di compensazione tra imprese. La camera di compensazione – sottolinea Fantacci – è una specie di banca in cui non ci sono né depositi, né riserve e né capitale ma un luogo dove avvengono gli scambi commerciali. In questo caso però la moneta serve solo da unità di conto che permette di bilanciare il sistema. In pratica è come se le imprese pagassero i fornitori con le proprie merci in una specie di baratto multilaterale».

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