Sharing Economy, Social Selling, Internet of Things, Data journalism, Stampanti 3D: le keywords del nuovo anno per chi vuole innovare e fare impresa
Sarà il 2015 l’anno degli innovatori?
Cosa attende chi vuol fare impresa o lanciare una startup?
Ecco qualche spunto per chi vuole innovare quest’anno e in futuro.
Sharing Economy: ne abbiamo già scritto qui. Ne ha parlato Wired quest’anno e The Economist in un ottimo articolo del 2013. Non è un concetto nuovo, ma questo è l’anno dell’esplosione definitiva delle “economie collaborative”. Basate sulla condivisione di beni e servizi, si appoggiano su piattaforme digitali e hanno la caratteristica di essere disruptive, perché impongono un nuovo modello economico, imprenditoriale, sociale e culturale. Il fenomeno BlaBlaCar ne è un esempio: offri o cerchi un passaggio sul portale online, valuti la persona attraverso feedback lasciati dalla comunità, ti fidi della comunità, contatti la persona e parti, risparmi C02 e benzina, perché la dividi con gli altri e intanto conosci nuove persone. Si tratta di economie di rete locali e sostenibili che stanno rivoluzionando anche le nostre relazioni e forse, tanti pregiudizi.
Social Media e Social Network: Sono diventati strumenti di business e vere e proprie strategie di marketing. Da canali come Facebook, Instagram, Pinterest, è possibile reperire una mole ingente di informazioni. I curriculum non servono più, ora le migliori aziende ti contattano direttamente su Linkedin per un colloquio di lavoro. I migliori brand fanno a gara per avere una buona reputazione online, anche per mezzo del blog aziendale, per creare engagement, aumentare i clienti e vendere i loro prodotti e servizi. I social hanno comportato una maggiore istantaneità e velocità nella comunicazione, nelle relazioni personali e professionali. Hanno prodotto anche nuove professioni e mansioni. Oggi le figure del web più richieste sono i social media manager, i community manager, gli web editor, i SEO/SEM specialist, i content manager e i copywriter.
Social Media Marketing e Social Selling: il primo si occupa di dare visibilità a un’azienda, brand o comunità online attraverso i social, il secondo è il potere dei social media applicato agli strumenti di vendita. Sui social network si scovano i potenziali clienti, e l’acquisto si materializza appunto su questi canali. L’e-commerce è già una realtà, vedi Amazon che vende su Twitter con l’hashtag #AmazonChart, o Facebook che sta testando il tasto ‘buy’. Non solo siamo influenzati da quello che leggiamo o da quello che postano gli altri sui social, ma stiamo anche dicendo alle aziende cosa vogliamo comprare. Da consumer a prosumer: non solo acquisto, ma contribuisco alla produzione di un bene o oggetto. Il processo di vendita non è più quindi orientato alla ricerca e alla realizzazione del prodotto migliore, ma ha l’obiettivo di conquistare la fiducia del cliente e fidelizzarlo. Attenzione però, il cliente (e l’utente medio) continua ad avere sempre ragione. I social network sono diventati degli spazi d’opinione e di condivisione importante, dove spesso commenti o segnalazioni possono mettere a dura prova la reputazione di un’azienda o marchio. Ora le crisi aziendali si verificano anche sui social: il caso Monclear e quello Barilla insegnano. Non sono solamente le grandi aziende ad aver intercettato la potenza dei social. Per le PMI questa è una grossa partita, perché con l’attività di content marketing, che è la capacità di creare contenuti di valore, i pagamenti mobile e le GPS app, tra gli altri strumenti e attività che i social permettono, possono targetizzare e localizzare il cliente.
Internet of Things (IoT): è l’Internet degli oggetti, ovvero l’arte tecnologica di rendere qualsiasi dispositivo o prodotto, sempre connesso e monitorato online. Secondo uno studio di Bi Intelligence, entro il 2019 saranno venduti quasi sette miliardi di oggetti connessi, mentre secondo Gartner, nel 2020 arriveranno ad essere 26 miliardi, per un fatturato che supererà i 300 miliardi di dollari. Ne avevo già parlato qui, anche di Internet of Everything e Social Internet of Things. Dalle case intelligenti agli oggetti indossabili (wearable devices), è un mercato in forte crescita, tra i più redditizi al mondo. Tra le tecnologie indossabili segnaliamo il braccialetto E4 di Empatica (startup di Matteo Lai), progettata per salvare la vita alle persone che soffrono di epilessia.
Data Journalism: il prologo dello storytelling. In tutti i termini prima citati il filo conduttore è lo stesso: i dati, le informazioni che cerchiamo, spulciamo, analizziamo e sintetizziamo per poter essere rappresentate, studiate e riusate da altri. Prima di scrivere una notizia o raccontare una storia, bisognerebbe fare data journalism, ovvero sfruttare la digitalizzazione dei dati disponibili. Sono pochi. Gli open data sono ancora la punta di un iceberg: secondo il Global Open Data Index solo l’11% dei data set è di accesso pubblico. In Italia i portali open data si contano sulle dita di una mano: dati.gov.it, soldipubblici.gov.it, OpenCoesione, OpenExpo. In Sardegna c’è Sardinia Open Data.
Stampanti 3D: abbiamo già raccontato storie di makers, ne racconteremo altre e indagheremo la realtà dei FabLab. La terza rivoluzione industriale passa per la manifattura digitale, quindi su binari di nuove competenze e mestieri, in cui interi settori tradizionali possono essere rilanciati grazie al digitale. A San Casciano lo sanno bene, per questo sono partiti dalla scuola per insegnare l’artigianato in chiave digitale.
Tutte le keywords sopra citate sono espressione di un nuovo modo di creare sviluppo, lavoro e sapere. Non si tratta solo di economia, ma anche del nostro approccio alla vita quotidiana, alle cose, alla vita. Oggi tutti possono avviare un’impresa o una startup, anche se le idee non bastano. Il concetto è che tutti possono provare a realizzarsi, e farlo da autodidatti. Ne è un esempio Project Ara, il progetto di Google che partirà a febbraio 2015 e permetterà a tutti di costruire uno smartphone, cambiare i pezzi se si rompono, smontarli e aggiungerne di nuovi, come con i Lego. Negli ultimi anni molte invenzioni sono state firmate da giovanissimi. Cesare Cacitti non è il solo talento che a 13 anni si è messo a costruire una stampante 3D. Deve essere questo l’approccio al nuovo anno e a quelli che verranno: rendersi conto che possiamo provarci ed essere protagonisti, perché abbiamo a disposizione Internet, una mole ricchissima di dati, una rete di fatti, oggetti e persone. Soprattutto persone, perché l’innovazione, che è propensione consapevole e partecipata al cambiamento, parte da noi, per definizione.